Un ponte sul mondo

Qualche mese fa sono stata in gita a Vigevano con la mia famiglia e in un’ala del castello ho visitato una mostra di fotografie scattate in uno dei tanti villaggi di un Paese del Terzo Mondo, nella quale questa di certo non avrebbe stonato, anzi… Quando vedo immagini simili a queste mi si stringe il cuore e gli occhi mi si velano, perché credo ormai di vedere, o meglio intravedere, tutto ciò che mi circonda, con gli occhi di una mamma di tre bambini: Emanuele, Fabrizio e Sara. Sì, perché come spesso dico ai miei alunni, i nomi sono importanti e la prima cosa che vorrei chiedere a questa bambina è il suo nome.

E poi le direi: “Ma lo sai che a occhio e croce potresti avere l’età della mia piccola Sara?”. E lei forse mi risponderebbe, magari soltanto con lo sguardo, così intenso e interrogante, perso e quasi smarrito in uno spazio limitato e dominato da miseria, solitudine, silenzio e abbandono. Perché io credo che in fondo ciò che più temiamo, sia quando siamo bambini che quando diventiamo adulti, sia di essere abbandonati, di non essere più al centro della vita di qualcuno, di essere dimenticati e di dimenticare…perché, purtroppo, queste immagini spesso ci scuotono e ci catapultano in realtà che non ci appartengono e che, emotivamente, in quel momento, vorremmo cambiare, mentre poi passato l’attimo, ce ne dimentichiamo.

Per questo ogni tanto a casa, sopra il tavolo della cucina, dove la sera alla fine della giornata ci ritroviamo tutti e cinque, appendo alcune di questo fotografie, ritagliate da riviste o giornali, per ricordare ai miei figli, a volte scontenti, che sono bambini fortunati, soprattutto perché ricchi negli affetti, e che sono anche loro “cittadini del mondo”.
Chiara C.