Al centro della fotografia una bambina, inginocchiata a terra, è protesa verso una vasca di pietra
e tra le mani tiene un indumento, probabilmente una camicia o una maglietta, di colore chiaro.
All’interno della vasca c’è un secchio pieno di un liquido bianco, ma non c’è alcuna traccia di acqua.
La bambina ha degli occhi scuri molto penetranti che, con uno sguardo diffidente, quasi duro,
sono rivolti verso l’obbiettivo. Questi occhi costituiscono il centro dell’immagine e da subito
hanno catturato la mia attenzione.
Attorno il paesaggio è brullo e assolato: ci sono molte pietre bianche e, sullo sfondo, dei cespugli verdi.
Nel complesso l’immagine è molto luminosa, perché prevalgono i colori chiari, ma molto forte
è anche il contrasto cromatico che risulta dall’accostamento dei bianchi (le rocce, l’ampio colletto
della camicia, il secchio) con i colori scuri della bambina (occhi, capelli, carnagione) e il verde
brillante dell’erba.
A colpirmi non è la scena di lavoro minorile, che sappiamo essere purtroppo frequente nei paesi del
Terzo Mondo, quanto piuttosto il gesto di lavare nonostante l’assenza di acqua. Dietro la vasca sono
presenti un rubinetto rudimentale e una canna di plastica, ma probabilmente c’è siccità, poiché la
bambina preme il suo panno da lavare sul fondo di una vasca vuota.
Francesca C.