La bambina e il gioco
Non è cambiata la mia riflessione sulla foto, da quando l’ho vista per la prima volta.
Mi colpiscono ancora gli occhi della bambina, così scuri e grandi.
Il suo sguardo mi sembra imperturbabile di fronte all’obiettivo di chi lo ha catturato nella foto; fa quasi da protezione alla sua sfera privata.
Mi chiedo cosa vedono quegli occhi, al mattino, quando si aprono al giorno e alla sera, quando, stanchi, si riposano. Come vive, se ha una casa, dei genitori che si prendono cura di lei, se va a scuola, se ha dei fratelli con cui giocare. I bambini si accontentano di poco per giocare: non importa avere un giocattolo costoso, anche un secchio vuoto può bastare. Ci sono luoghi, persone, situazioni nel mondo che fanno crescere troppo in fretta i bambini e così li privano di un pezzo fondamentale della loro vita, fatto di spensieratezza, di serenità. Ricordiamocelo: il dovere dei bambini è quello di essere bambini e questo vale non solo per quei Paesi del mondo le cui condizioni di vita non lo permettono, ma anche per quelli a noi più vicini, in cui la “cultura dell’avere” li trasforma subito in adulti.
Ogni giorno, quando accompagno i miei figli al nido, li saluto dicendo loro che mamma va al lavoro e che anche loro hanno un lavoro: giocare.
Chissà se per questa bambina la parola “lavoro” ha lo stesso significato.
Giovanna B.