UNA BIMBA DALLO SGUARDO INTENSO

La foto, scattata in Messico, rappresenta l’immagine di una bambina intenta a lavare dei panni all’interno di un rudimentale lavatoio.
In primo piano spiccano cumuli di macerie, alle sue spalle ancora massi e cemento, marginalmente si intravede della vegetazione e parte di un’asse di legno.
Vicino alla bimba si notano una tinozza, un rubinetto, una canna dell’acqua e un secchio che assomiglia a un bidone di vernice.
La bambina ha occhi e capelli neri; la scura carnagione del viso contrasta con il bianco del colletto e con la camicia di colore chiaro che le avvolge le braccia lasciando intravedere solo un’esile manina insaponata. Guardando la fotocopia che abbiamo a disposizione cerco di far riafforare nella memoria i colori originari visti sullo schermo, ma, ora come in classe, la mia attenzione è focalizzata su quello sguardo intenso, attento e severo, quasi interrogativo della protagonista, che pare domandarsi la causa di tanto interesse da parte del fotografo: non si mette in posa, non sorride, non tralascia la propria occupazione, ma continua a lavare gli indumenti in maniera quasi meccanica. Forse non percepisce il disagio economico-sociale di cui è vittima; la povertà e il degrado che la circondano perché li considera il proprio “mondo”, l’unico mondo che ha conosciuto sin dalla nascita e che ha imparato ad accettare con serena rassegnazione.
Forse non sa più sorridere perché costretta a subire una realtà che le impone di rinunciare, suo malgrado, a un’infanzia spensierata.
Non saprei dire quale delle due ipotesi sia maggiormente verosimile; certo è che l’angolazione dalla quale viene scattata la fotografia dà l’idea che la bimba sia all’interno di un piccolo fosso circondato da macerie e incute un certo senso di oppressione, quasi che il piccolo animo venga schiacciato, metaforicamente, da un peso troppo grande per la sua giovane età.
Mi piace, tuttavia, lasciar aperto un barlume di speranza: oltre quelle verdi erbacce, oltre quelle mura che si scorgono sullo sfondo, mi immagino uno spazio aperto in cui, una volta terminato il suo incarico di piccola lavandaia, potrà giocare con i suoi amici lasciando finalmente sorridere quegli occhi neri e profondi.
Laura B.