METARIFLESSIONE FINALE
Devo ammettere che la prima lezione mi aveva lasciata un po' diffidente. La proposta didattica di quel giorno mi è sembrata abbastanza utopistica; ho letto i lavori svolti dalle classi del prof. Scognamiglio come offerte scolastiche anticonformistiche, metodologie di insegnamento/apprendimento innovative e sicuramente stimolanti per gli studenti ma, al primo impatto, non concretizzabili.
Anzitutto mi sono spaventata quando, durante la presentazione alla classe, mi sono resa conto di essere una delle poche studentesse iscritte alla SSIS priva di qualsiasi esperienza da insegnante, eccezion fatta per il tirocinio. Questa consapevolezza mi ha un po' intimidito; mi sono sentita meno competente e, forse, un po' fuori luogo. Sono uscita dall'aula molto titubante e poco motivata nel proseguire la strada battuta da questo laboratorio. Ho deciso, soprattutto spinta dalla curiosità, di proseguire nella frequentazione ed ora, a lezioni concluse, ammetto con soddisfazione di aver ampliato il mio bagaglio metodologico. Già al secondo incontro mi sono trovata davanti ad una proposta professionale che ho trovato accattivante. Apprezzo e ringrazio il docente, nonostante il mio turbamento iniziale, per avermi messo nella condizione in cui normalmente si trovano i nostri studenti: ritrovarsi dall'altra parte mi ha rinfrescato nella memoria le emozioni, le paure che vivono quotidianamente gli alunni. Cercherò di non dimenticare le molteplici varianti che possono intercorrere ad influenzare il rendimento individuale.
Entro nel concreto dei lavori svolti.
Sperimentare il “brainstorming”mi ha aperto gli occhi sull'utilità che questo metodo potrebbe avere in aula, soprattutto come stimolo, input, per venire in soccorso a coloro che hanno grandi difficoltà nella produzione letteraria, come soluzione al problema del “foglio bianco”. Se applicato correttamente, stabilite regole per la discussione, insegna ai ragazzi ad ascoltarsi reciprocamente, a collaborare e li spinge a ragionare; lo trovo un buon metodo di educazione al silenzio e al rispetto. Come ha suggerito il professore a lezione, lo si potrebbe attuare anche per la rilevazione delle preconoscenze e per abituare gli alunni a parlare, superando gradualmente l'imbarazzo delle presenze altrui.
E', infine, un'ottima base cui appoggiarsi per l'elaborazione di una mappa concettuale.
Per quanto riguarda la scrittura collaborativa, mai le avrei dato così fiducia: devo ammettere che, dopo averla provata, non posso non dar ragione ai costruttivisti quando affermano che, a volte, “ragionare insieme è più proficuo che lavorare da soli”. Ovviamente, per ottenere i risultati attesi, l'insegnante deve aver ben chiari gli obiettivi che vuole raggiungere e, soprattutto, deve saper gestire il gruppo ed eventuali conflitti interni ad esso. In conclusione approvo anche il cooperative learning e credo vivamente nella sua applicabilità e utilità all'interno del concreto contesto scolastico. Può presentarsi come strumento alternativo di apprendimento, sicuramente apprezzato anche dai ragazzi che, si sa, preferiscono lavorare in gruppo piuttosto che da soli. Collaborare con i compagni, condividendo con loro la responsabilità di ciò che si produce, crea un clima più tranquillo e disteso in cui, per ogni ragazzo, è più facile aprirsi al confronto e trovare il coraggio di esprimere le proprie idee. Parlo soprattutto per coloro che normalmente non si espongono davanti alla classe per timore di sbagliare e che, per questo, rischiano di restare sempre nell'ombra.
Ovviamente, partendo da qui, poi si deve puntare a portare ogni alunno a padroneggiare un lavoro di tipo individuale.
Infine abbiamo affrontato la questione della scrittura epistemica. Ho analizzato le domande che il professore ci ha proposto come possibile facilitazione alle operazioni di scrittura: ho provato ad applicarle al mio testo, ma non mi hanno portato a sostanziali modifiche di ciò che avevo scritto precedentemente. Tuttavia mi sono resa conto dei grandi miglioramenti che,un simile strumento, potrebbe apportare nei testi elaborati dai ragazzi: fornirgli una serie di interrogativi con cui vagliare il loro testo può aiutarli a dare più attenzione alla forma espositiva e, di conseguenza, ad essere più chiari e comprensibili nell'espressione del loro pensiero.