METARIFLESSIONE FINALE

Ai laboratori della Ssis stiamo facendo tante attività diverse e oltre all’impegno di partecipare alle lezioni e di produrre lavori a casa, aleggia su noi studenti la domanda “Ma poi, a lezione con i miei alunni, potrò fare queste cose?”. Spesso, ahimè, la risposta si perde nel silenzio e non nascondo che insorga anche uno scetticismo che sa di sconforto in alcuni momenti.
In questo laboratorio, la domanda ha finalmente trovato una risposta: “Sì, posso proporre queste cose in classe”. Io insegno in una scuola media e ho trovato utile aver ricevuto informazioni sul cooperative learning e averlo testato sulla mia “pelle” grazie al laboratorio.
Insegnando italiano, storia e geografia, penso che questo tipi di approccio didattico possa trovare un favorevole riscontro in tutte le discipline di cui sopra.
Nelle ultime settimane di scuola ho provato a mettere in pratica attività di cooperative learning in geografia: materia difficile, a mio avviso, soprattutto per noi docenti. Come si insegna la geografia, perché non sia un banale susseguirsi di informazioni di cui i ragazzi non ne comprendono pienamente il senso, visto che non tutti hanno la fortuna di viaggiare e vede con i propri occhi i Paesi?
Ebbene, ho provato a attuare il cooperative learning proprio per solleticare l’interesse dei miei studenti nei confronti degli stati dell’Est Europa. Se già per loro è difficile “amare” sulla carta Francia e Spagna, figuriamoci la Serbia-Monenegro o la Lettonia!
Per cui, ho suddiviso la classe inizialmente in gruppi scelti dagli alunni stessi: ogni gruppo ha scelto uno Stato, ne ha fatto una ricerca e l’ha poi esposta alla classe.
In seguito, la classe è stata nuovamente suddivisa, questa volta in gruppi scelti però dall’insegnante: ogni gruppo ha scelto un altro Stato, ha stilato una ricerca e l’ha esposta alla classe.
Agli alunni è stato chiesto di compilare prima e durante il lavoro di gruppo uno story board, una sorta di diario di bordo, al fine di suddividere i compiti tra i componenti e segnalare difficoltà e “successi” del gruppo. Alla fine, alla classe è stato chiesto di confrontare le due esperienze, indicando i pro e i contro del lavorare in gruppi di “amici” o con compagni scelti dall’insegnante. La sorpresa è stata che quasi tutti hanno preferito lavorare in gruppi pilotati da me, perché hanno lavorato meglio, in modo più ordinato ed equilibrato.
In questo modo lo studio degli stati europei è stato associato a una forte esperienza di gruppo, che ha previsto anche momenti di incontro tra gli alunni fuori da scuola, al fine di lavorare sulle ricerche.
Il risultato è stato davvero positivo: i ragazzi si sono dimostrati contenti e affiatati, hanno lavorato bene ed erano felici di stare un po’ insieme. Anche i più “sciamannati” erano entusiasti di cercare gli usi e i costumi della Lituania o conoscere la storia dell’Ucraina: il cooperative learning fa sentire tutti importanti e tutti all’altezza della situazione, perché insieme gli alunni si danno anche quella marcia in più necessaria per produrre una ricerca di qualità, intercalata con cartine fatte da loro e fotografie.
Nell’altra mia classe, una prima media, vorrei provare la scrittura cooperativa: mi sembra utile, anche se purtroppo al momento non ho ancora trovato il tempo per fare questo tipo di lavoro.
Io al laboratorio ho fatto questa esperienza con Claudia, ed è stato davvero interessante: ci siamo scambiate le nostre opinioni sulla foto del bambino che vende dolciumi e ci siamo stupite di fronte a un nostro atteggiamento molto simile in merito a sensazione e pareri.
Mi piacerebbe proporre questa attività alle mie classi, perché credo sia utile per crescere, maturare anche il rispetto per le idee degli altri, nonché un ottimo esercizio di scrittura.
Credo che ormai però, per fortuna o purtroppo, se ne parlerà a settembre!

Anna P.