METARIFLESSIONE FINALE
Più che una riflessione, la mia vuole essere una testimonianza.
Mi sto divertendo a mettere in atto piccoli esperimenti, come dire, liberamente tratti o, se si preferisce, ispirati dagli stimoli che il laboratorio ha gentilmente offerto.
Nella classe si percepisce un clima di libertà, prevale la voglia di creare. Spesso sono i ragazzi a proporre nuove strade da percorrere.
Vi racconto l’ultima fatica.
Ho diviso i ragazzi in gruppi e ho portato in classe diverse immagini raffiguranti delle sedie.
Ogni gruppo aveva il compito di sceglierne una sola. Il primo gruppo ha proposto un trono, il secondo una sedia di paglia, il terzo una sedia a dondolo, il quarto una poltrona. Sono così emerse le diverse proposte rappresentative. Successivamente, attraverso un lavoro di brainstorming, abbiamo cercato di immaginare il personaggio che si sarebbe seduto su ciascuna di quelle sedie, facendone una sorta di identikit. Alcuni ragazzi lo hanno disegnato, altri hanno portato delle fotografie (uno perfino di sua nonna), altri lo hanno descritto.
I primi abbinamenti trono-re, sedia a dondolo-nonna, divano-elegante signora, sedia di paglia-bambino povero presto si sono modificati ed ecco che la nonna siede sul trono, il re sulla sedia di paglia ed uscito fuori perfino un marziano sul divano.
I ragazzi sono arrivati a comprendere che lo stesso atto di sedersi, racconta storie diverse e suscita emozioni diverse: la sedia a dondolo che per la nonna può significare riposo, per il ragazzino diventa un gioco divertente e per il marziano è qualcosa di incomprensibile.
Infine ogni gruppo ha proposto la sua storia, con la sua sedia e il suo personaggio.
Attraverso il dialogo, il confronto e a volte lo scontro, i ragazzi hanno iniziato ad avere il coraggio di rinunciare ad una parte delle proprie idee e ad aprirsi agli altri, imparando ad ascoltare veramente.
Sono curiosa di sperimentare fin dove ci porterà il ragionamento collaborativo. E la cosa davvero interessante è che non è possibile prevederlo. Qualcuno parlava non di strade, ma di scie nel mare.

Barbara C.