METARIFLESSIONE FINALE
Sin dalla prima lezione questo laboratorio mi ha attratto per la sua “praticità” e per l’applicabilità delle metodologie apprese in classe, metodologie così concrete da essermi stupita, pur dopo quattro anni di insegnamento, di non averne mai fatto uso. L’aspetto più significativo per me è stato poi quello di aver fatto quasi da “cavia”, di aver cioè provato prima sulla “mia pelle” ciò che poi cercherò di far fare ai miei studenti e di essermi ritrovata in qualche modo nelle stesse difficoltà, nelle quali quotidianamente noi li mettiamo.

Tutti gli esercizi fatti, o in gruppo o individualmente, mi hanno convinta ancora di più (riflessione del resto maturata già durante il laboratorio di didattica generale) dell’importanza del processo di apprendimento più che del prodotto, nello sviluppo sempre più necessario per i nostri studenti di nuove competenze. Tutto ciò mi è sembrato più chiaro dopo aver in particolare vissuto le esperienze del brainstorming e della costruzione di una mappa cognitiva, “attraversando” metaforicamente il momento del conflitto cognitivo.

Ragionare insieme in effetti è più proficuo che pensare da soli, anche se poi è necessario rielaborare il tutto individualmente; dallo scambio poi nasce quella capacità dialettica che porta a smantellare e ricostruire convinzioni che ogni giorno ci arricchiscono (e non solo da studenti, ma anche da adulti e quindi verificabile anche su di noi insegnanti e su alunni decisamente più maturi). L’esperienza del brainstorming è stata per me quella sinora più arricchente, sia per l’attività di accertamento dei prerequisiti che fornisce, che per la sua forte potenzialità come “serbatoio” di contenuti da poter sintetizzare e rielaborare anche alla fine di un percorso/progetto.

Inoltre, anche se la ritengo un’attività sempre difficile da gestire nei gruppi-classe con cui ogni anno mi relaziono, mi è piaciuta l’impostazione del lavoro di gruppo pensata dai costruttivisti, ovvero di un lavoro condotto sotto la regia e la supervisione dell’insegnante (che, ed è bene sempre tenerlo presente, deve sapere anche “negoziare” con i propri studenti), sempre ovviamente nell’ottica del crescere in autonomia e del fare proprio un metodo con cui potenziare attitudini e capacità. Ho imparato, provando anche di persona, come in effetti l’aspetto più difficile da controllare sia quello della gestione del conflitto: come sia difficile lavorare se anche solo uno degli elementi del gruppo “non è in sintonia” con gli altri e come noi pretendiamo spesso dai nostri studenti con immediatezza un così difficile compito di mediazione.

Interessante, e sempre facilmente ripetibile in classe, è stata anche la lezione in cui, nell’ottica del “cooperative learning”, abbiamo sperimentato su di noi alcune tecniche (prima a due e poi a gruppi di tre) per potenziare le capacità di ascolto, rielaborazione ed esposizione orale. E’ molto efficace ed attuale poi l’idea, ben inseribile nella didattica per progetti, dell’insegnante regista e della disciplina che da FINE può trasformarsi in MEZZO/STRUMENTO.

Ho trovato invece meno attuabile la scrittura epistemica, non tanto per i ragazzi per i quali potrebbe essere un valido supporto, quanto per la gestione da parte dell’insegnante di una simile attività in classe. Forse però, sapendo di avere una classe per almeno un biennio, risulterebbe più semplice progettare un simile percorso ed ottenere anche risultati apprezzabili.

Globalmente e in conclusione posso dire di aver imparato tecniche nuove e didatticamente valide, che metterò sicuramente “in cantiere” negli anni futuri.

Chiara C.