Un laboratorio simile (poca teoria e molta pratica) era inaspettato, proprio per questo l’ho maggiormente apprezzato. L’ ho trovato ricco di spunti utili da poter attuare in classe.
Mi ha spinta a riflettere sulla flessibilità e capacità di comunicare in modo efficace: peculiarità che dovrebbero caratterizzare il docente di Lettere, spesso troppo impegnato nel trasmettere contenuti piuttosto che nel generare nuovo sapere.
La mia esperienza di insegnante è minima, eppure sufficiente a riconoscere quanto sia spesso difficile per i ragazzi, ad esempio, superare lo scoglio del “foglio bianco”, del non sapere “cosa dire” e “come dirlo”. Sia l’esercizio di brain storming, e relativa mappa cognitiva, che quello di cooperative learning, se ben strutturati e guidati dall’insegnante, possono dare risultati positivi, spingendo gli alunni a sperimentare l’utilità e la ricchezza derivanti dal confronto e ascolto reciproci.
Ho provato soddisfazione in prima persona nel vedere come un testo scritto (forma di comunicazione fondamentale in Lettere) possa mutare e arricchirsi a seguito di una riflessione non più solo individuale. Ho potuto, inoltre, constatare come l’associazione di idee, mai identica da persona a persona, generi percorsi di approfondimento non prevedibili e quindi maggiormente interessanti.
Un’ultima osservazione riguarda il tipo di impegno richiesto al docente che voglia favorire nei propri alunni un accrescimento del proprio sapere attraverso il conflitto cognitivo e il dialogo costruttivo. Il dispendio di energie è senza dubbio maggiore, rispetto ad una semplice trasmissione di contenuti, ma la soddisfazione che ne può derivare non è paragonabile.