METARIFLESSIONE FINALE
Al termine del percorso di laboratorio appena concluso propongo una breve riflessione sull’applicabilità di quanto ho appreso in ambito didattico.
Riassumerei i concetti sui quali maggiormente si è insistito in una triade di parole chiave che ritengo debbano essere i pilastri in base ai quali orientare il nostro lavoro:
GRUPPO/COLLABORAZIONE, DISCUSSIONE E RIFLESSIONE.
Pochi termini che, se da un lato si ispirano a grandi teorie storicamente fondate, dall’altro presentano un’applicabilità immediata e facilmente adattabile ad ogni contesto scolastico. Tenendo conto delle dovute differenze, ritengo infatti che gli spunti offerti dall’approccio costruttivista, al quale abbiamo fatto costantemente riferimento, siano di estrema utilità nell’impostare l’organizzazione dell’attività didattica in tutte le classi della scuola secondaria, sia essa di primo o di secondo grado. Personalmente ho esperienza di insegnamento soltanto nella scuola media e pertanto ho pensato a come le tecniche proposte durante il laboratorio potessero concretamente essere utilizzate soprattutto all’interno della mia classe, una prima.
Ho richiamato le parole GRUPPO e COLLABORAZIONE perché tutti gli esercizi che abbiamo sperimentato in aula (dal cooperative learning, al braim storming, al ragionamento collaborativo) hanno sottolineato l’importanza di far lavorare il gruppo classe non solo e non sempre individualmente, ma cercando di sfruttare l’arricchimento che deriva dal confronto di idee ed elaborati differenti. I ragazzi, se non stimolati costantemente dall’insegnante, tendono a ricercare spesso la risposta più immediata, facile e veloce, senza considerare la possibile esistenza di altri punti di vista. Il fatto di lavorare insieme ai compagni, oltre ad essere uno stimolo che può rendere il lavoro più coinvolgente, proprio perché alternativo all’impostazione di apprendimento più classica, li porta inevitabilmente ad ampliare, se non addirittura a riconsiderare, la loro prospettiva sulla questione proposta.
Le tecniche che sfruttano il lavoro di gruppo e la collaborazione tra gli studenti hanno inoltre il vantaggio di accrescere l’autonomia, la responsabilità individuale e il pensiero critico dei ragazzi e credo sia utile proporle anche quando, come nel mio caso, essi sono ancora piccoli. Mi piace pensare all’insegnante attraverso l’immagine del regista che osserva, guida e coinvolge i suoi allievi in una partecipazione attiva del lavoro proposto. Per questo è opportuno abituarli anche alla DISCUSSIONE di tutto ciò che viene affrontato insieme. Noto che c’è talvolta tra gli alunni una forte diffidenza nei confronti di quanto è detto dall’insegnante. Questo forse può dipendere dal fatto che si propongono idee già preconfezionate e date per certe, pretendendo che essi siano necessariamente d’accordo con noi. Bisogna invece discutere con loro ogni proposta perché il loro apprendimento non sia un semplice assorbire passivamente la lezione, ma un acquisire consapevolezza dell’utilità del nostro insegnamento.
Quello che mi voglio proporre di fare è invitarli a prendere la parola perché esprimano i loro dubbi e le loro perplessità, perché offrano suggerimenti o perché chiariscano a se stessi e ai compagni il senso di ciò che si è fatto.
La discussione si lega così alla pratica della RIFLESSIONE, che deve accompagnare ogni azione del processo di insegnamento - apprendimento e che nel laboratorio abbiamo sperimentato anche attraverso l’esercizio di scrittura epistemica.
Concludo questa riflessione dicendo che il laboratorio, oltre ad essere un’occasione per riflettere criticamente sul ruolo dell’insegnante, è stato utile perché mi ha permesso di sperimentare in prima persona esercizi concreti che potrò applicare in classe, in alternativa o alternanza alla tradizionale lezione frontale.

Francesca C.