METARIFLESSIONE FINALE
Non è trascorso molto tempo da quando io frequentavo la scuola secondaria come allieva, eppure le mie prime supplenze e l’attività di tirocinio mi hanno mostrato una realtà diversa rispetto a quella che ho vissuto in prima persona. Sembra che si stia creando una distanza sempre maggiore tra docenti e studenti, tra le discipline che vengono spiegate a scuola e i veri interessi dei ragazzi. Il problema nasce da una errata concezione della didattica: ancora troppi insegnanti riducono la scuola ad un semplice luogo di trasmissione delle informazioni e, se fino a qualche tempo fa gli studenti si adeguavano passivamente alle scelte del docente, ora risulta sempre più difficile per loro tollerare un metodo d’insegnamento obsoleto. La sfida che oggi la scuola si sta ponendo (e alla quale noi, insegnanti della nuova generazione, siamo chiamati in prima persona) è quella di abbracciare un nuovo tipo di didattica che coinvolga i ragazzi, li interessi direttamente e che comunichi un sapere a cui gli studenti possano attingere non per scopi astratti (l’interrogazione o la verifica) ma per sviluppare la loro capacità critica e l’abilità di riflessione.
Ritengo che il metodo di lavoro impostato attraverso il laboratorio possa essere molto utile a questo scopo, in particolare considero estremamente valida la teoria del costruttivismo sociale e la sua applicazione nel lavoro in gruppo: quando si opera collettivamente, si impara a confrontarsi con i compagni ed ognuno mette a disposizione degli altri le proprie conoscenze e le proprie idee; si ottiene così un duplice risultato: un lavoro più completo ed approfondito rispetto a quello che il singolo avrebbe saputo fare e la soddisfazione dei ragazzi, che si sentono particolarmente appagati quando riescono ad ottenere buoni risultati impegnandosi in prima persona.
Stimo molto utile inoltre l’utilizzo del linguaggio multimediale; sono convinta infatti che l’impiego degli strumenti della nuova tecnologia riesca a stimolare i ragazzi e a coinvolgerli maggiormente nella vita di classe. Quando i ragazzi sono indotti ad agire in vista di un lavoro concreto (come la realizzazione di un video, di una presentazione) si sanno applicare con grande impegno, studiano, ricercano, perché intuiscono immediatamente il valore e l’importanza dei loro sforzi. Penso, per esempio, al video relativo agli obiettivi di sviluppo del millennio; credo che un lavoro di questo tipo salvaguardi, e anzi, rafforzi l’aspetto tradizionale e imprescindibile dell’istituzione scuola, che consiste nella trasmissione di conoscenze e nella formazione negli studenti di una coscienza critica: credo infatti che le conoscenze che i ragazzi hanno ottenuto attraverso lo studio propedeutico alla realizzazione del video si siano impresse nella loro mente e, soprattutto, essi le hanno sapute applicare ad un problema concreto, rendendosi conto, a mio avviso, dell’importanza che la cultura e l’istruzione rivestono nell’affrontare qualsiasi tipo di discorso.
Non nego che una didattica impostata su queste nuove metodologie comporti dei rischi, quali la possibilità di perdere il controllo della classe, o la difficoltà di conciliare le attività con i programmi scolastici, ma sostengo che rifiutare di adeguarsi alle nuove esigenze degli studenti comporti un rischio ancora maggiore: che essi si sentano sempre più distanti dalla scuola e finiscano per svilirne progressivamente il valore e l’importanza.

Morena P.