METARIFLESSIONE FINALE
Giunti al termine di questo laboratorio, voglio proporre una breve riflessione su quanto quest’ultimo mi abbia insegnato, comunicato e, diciamo la verità, anche sconvolto. Ebbene sì, le tecniche presentate in queste ore distruggono completamente l’idea comune di scuola, alla quale anch’io mi uniformavo; infatti, pur non essendo totalmente inquadrata nei vecchi schemi della lezione frontale, pur tentando timidi esperimenti di lavoro di gruppo e avvalendomi soprattutto di lezioni partecipate, ammetto di non scostarmi troppo dai modelli tradizionali. La lezione frontale è il metodo che più frequentemente adopero a scuola; pur prediligendo questo mezzo, cerco però di stimolare gli alunni con domande iniziali per sondare il terreno, partendo dal presupposto che non ho davanti una tabula rasa. Inoltre, faccio spesso uso di mappe mentali alla lavagna: davanti al nome di un poeta o ad un particolare concetto, mi piace sollecitare gli alunni a dire delle parole che si colleghino all’idea centrale. Questo sia ad inizio percorso, sia alla fine di un argomento: lo trovo un mezzo efficace per ricapitolare i punti essenziali e vedere quanto effettivamente è rimasto nei ragazzi.
Una sorta di brainstorming faceva dunque già parte del mio tradizionale modo di procedere. Il laboratorio mi ha però fatto scoprire le innumerevoli potenzialità di questo strumento, realmente in grado di rendere attivi gli alunni. Risulta sicuramente interessante se utilizzato con argomenti d’attualità, di maggiore interesse per i ragazzi. Molto interessante risulta anche la successiva mappa concettuale: dopo il brainstorming gli alunni potrebbero realizzare, singolarmente, una mappa concettuale. Il passaggio dalle idee sparpagliate sulla lavagna ad una precisa mappa permette all’alunno di dare ordine alle proprie idee e a quanto acquisito di nuovo in classe. Si noteranno soluzioni differenti a seconda del tipo di alunno; il confronto può senz’altro risultare d’interesse. Se brainstorming e mappa concettuale si possono facilmente avvicinare alla mia consueta modalità di lavoro in classe, più difficile risulta invece l’approccio con l’apprendimento cooperativo; finora ho scarsamente utilizzato questa metodologia, ma il laboratorio mi ha permesso di comprenderne la forte potenzialità. Non si tratta del tradizionale lavoro di gruppo, ma di qualcosa di più strutturato e controllato, capace di stimolare la responsabilità individuale e l’intraprendenza dello studente. Obiettivi questi sicuramente auspicabili per i ragazzi delle nostre scuole! Il problema? Certamente il problema viene dalla lontananza di questa metodologia rispetto agli schemi a cui sono abituata da sempre (come insegnante, ma soprattutto come studentessa, fin dai tempi della mia scuola media).
Credo che non si debba deprecare la vecchia lezione frontale, in molti casi necessaria; a questa però sarebbe utile affiancare momenti di ragionamento collaborativo, esperimenti simili a quelli che noi stessi abbiamo provato attivamente nel corso di questo laboratorio. Oltre ai vantaggi a cui già più sopra ho accennato, questa metodologia può senz’altro suscitare una maggiore motivazione negli alunni: coinvolti in prima persona, essi si sentono responsabili dell’esito di un lavoro che è al tempo stesso proprio, ma anche del gruppo.
In conclusione, da questo laboratorio ho potuto trarre degli spunti interessanti per la mia attività in classe, dei suggerimenti pratici per rendere più variegata la mia modalità d’insegnamento. Ho potuto inoltre comprendere meglio la potenzialità insita nel gruppo, spesso sottovalutata a favore del lavoro individuale. Mettendo a confronto la mia esperienza (seppur breve) di insegnante con quanto mi è stato suggerito in questo laboratorio, penso sia proficuo in classe integrare modalità diverse di lezione: il lavoro individuale è importantissimo e non deve mancare, ma deve essere affiancato da momenti collaborativi; ugualmente la lezione frontale è ineliminabile, ma deve essere integrata da una didattica di diverso tipo, più innovativa ed orientata ai bisogni dello studente.

Sara R.