Raggio di sole.

Ehi tu…
Dico a te, a te che ti allontani intento a sistemare l’obiettivo della tua telecamera.
A te, turista per caso,
che vede ma non guarda, sente ma non ascolta, parla ma non dice.
Dico proprio a te che, zaino in spalla e cappellino bianco in capo, te ne vai, oppresso da olezzi troppo intensi, accecato da soli che, su un oceano di rifiuti, bruciano financo i pensieri.
Fermati, uomo. Voltati. Guarda, ascolta…
Forse, finalmente, troverai le parole.
Racconta ai tuoi profumatissimi e lindi bambini di questo cielo.
Racconta di un cielo azzurro ove pennellate di nuvole celano l’orizzonte; stormi di uccelli, ignari, volano verso mete sconosciute guidati da una sapienza antica, genetica: la sapienza che guida ogni essere vivente alla soddisfazione dei propri bisogni.
Racconta che sotto questo cielo, azzurro come la speranza della felicità, velato come il dubbio che la felicità sia realizzabile, una bimba legge un giornale raccolto tra i rifiuti di una discarica.
Capelli neri raccolti disordinatamente, carnagione scura, il volto baciato da un raggio di sole, trattiene tra il corpo e il braccio, un manico di scopa.
Racconta, uomo, che anche in un mondo di rifiuti, è possibile far pulizia: dentro e intorno a noi.
Racconta…
“Fatti non foste a viver come bruti…” scrisse il Poeta.
Racconta, uomo, che nonostante le malattie, l’isolamento, la segregazione, la negazione dell’umanità è ancora possibile aprire le braccia alla speranza e le menti al pensiero.
Racconta, uomo, di un’infanzia violata che non si arrende.
E legge, ride, gioca, piange… vive.

Annamaria F.