Sei circondata da cumuli di rifiuti e cerchi di aprirti un varco per continuare liberamente il tuo cammino. In realtà tu rappresenti tutti noi. Siamo circondati. Dovunque, non solo sulla superficie terrestre, ma anche nelle acque e nell’atmosfera, continua a lievitare questa massa informe e scomposta.
E’ noto quanto dannosi siano i rifiuti, per l’uomo e per l’ambiente, ma, nonostante questa consapevolezza, sembra che l’umanità debba rassegnarsi a convivere con essi. Ma ciò che più inquieta è che i rifiuti, che campeggiano dappertutto, sono solo la parte tangibile ed evidente anche all’occhio più distratto, di un fenomeno di gran lunga più ampio, che il più delle volte è invisibile ma non meno nefando.
Penso ai microinquinanti che avvelenano le falde da cui proviene l’acqua che beviamo, penso ai terreni coltivati su cui crescono gli alimenti che mangiamo, penso all’aria che respiriamo. Infine, non tralascerei nel dimenticatoio le cosiddette scorie radioattive, che finiscono nell’oblio perché non c’è contenitore che sia in grado di accoglierle.
Il problema sembra insolubile, i rifiuti sono ingestibili, ma intanto crescono a dismisura, sia nei paesi industrializzati e ancor più nei paesi in via di sviluppo. Il fenomeno dilaga di pari passo con la crescente produzione industrializzata tesa a soddisfare le “esigenze” di una società, che peraltro è bene ricordare, siamo noi, sempre più orientati verso un consumismo sfrenato in cui la modalità “usa e getta” pare l’unica perseguibile.
La “tutela”, nel senso più lato del termine, è proprio una forma di salvaguardia che si impone nel nostro immaginario solo come un remoto miraggio. Nel frattempo, dobbiamo rassegnarci alla convivenza con i rifiuti?