Inferno e Paradiso

Versione n. 1
L’immagine ci mostra una povera bambina in situazione di degrado e fa pensare ad un Paese dell’America centro-meridionale.
Il cielo di un bellissimo azzurro, in cui si sollevano veli di nuvole e bianchi uccelli, è in netto contrasto con il paesaggio sottostante. Sullo sfondo si intravedono delle montagne...
Ma che genere di montagne: cumuli di spazzatura!
Forse una discarica “a cielo aperto” in cui la nostra protagonista ricerca, con l’ausilio di uno strumento (un bastone, una pala o un rastrello?) qualcosa di utile per sopravvivere. Un oggetto che altri, nell’opulenza dell’egoismo, hanno gettato via perché non necessario e che invece per lei potrebbe essere fonte di vita.
La bambina ha i capelli raccolti, ma alcuni ciuffi le cadono sul viso, sostiene il bastone con la spalla e con l’incavo del braccio, è intenta a leggere, immobile, un vecchio giornale logoro e stropicciato nel quale ha trovato una notizia così interessante da distoglierla dalla sua occupazione (o dovrei dire preoccupazione) quotidiana. Alle sue spalle, un uomo di carnagione bianca e con vestiti moderni si allontana; pare il simbolo dell’indifferenza che caratterizza la nostra civiltà.

Versione n. 2
Un bellissimo cielo azzurro, velato da bianche nubi oltre le quali s’intravedono montagne dalle cime arrotondate, cattura la mia attenzione.
Chiudo gli occhi e mi sembra di potermi librare in quest’angolo di Paradiso in piena sintonia con quello stormo di uccelli bianchi che già ne solcano i confini.
Volo e piroetto, ma l’istante della spensieratezza è breve, troppo breve: la prospettiva si amplia e la cruda visione del paesaggio sottostante mi fa precipitare in un baratro infernale.
Le montagne in primo piano non sono altro che cumuli di spazzatura!
Una vera e propria discarica di rifiuti di ogni genere da cui emerge solitaria e stanca la figura di una bambina sudamericana.
La piccola non si trova certo lì per caso; il bastone che tiene in mano le serve per rovistare in mezzo ai rifiuti e guadagnarsi il proprio “pane quotidiano”, probabilmente portando a casa, la sera, qualche oggetto frutto del nostro imperante consumismo.
Logora nelle vesti e nell’aspetto, trasmette tuttavia una certa fierezza, mentre è intenta a leggere i resti di un vecchio giornale stropicciato nel quale ha trovato una notizia così interessante da distoglierla dalla sua occupazione quotidiana.
Le sue labbra accennano un flebile sorriso.
Cosa avrà visto di così accattivante? Nient’altro che un’immagine di bambini della sua città, con occhi e visi festosi perché un’associazione - di cui il nome in lingua inglese le appare incomprensibile - ha dato loro un’altra possibilità di vita e di salvezza.
Rimane lì, immobile, pensando a quale sarà il suo destino, mentre sullo sfondo si scorge la figura di un turista che si allontana, insensibile a quel degrado, cieco testimone della nostra epoca in cui l’opulenza del progresso scarica su questi innocenti la propria indifferenza morale (e i propri rifiuti materiali) senza troppi rimorsi di coscienza.

Laura B.