Ad essere sincera, tra le esperienze del laboratorio, quella della scrittura epistemica è quella che mi ha convinto meno. Ho cercato di rivedere il mio testo seguendo le domande della presentazione, ma non è stato facile. Il risultato è stato un testo completamente diverso, anche come tipologia, rispetto a quello che avevo in mente.
Il lavoro originario, infatti, era un’associazione abbastanza libera di idee, con riferimenti non esplicitati ad esperienze mie personali. Devo anche ammettere di non aver messo molta cura nella prima stesura, ma, in ogni caso, è crollato di fronte agli spunti che mi sono stati dati, fino a trasformarsi in un lavoro di carattere più descrittivo.
L’impressione che ho avuto, quindi, è che la scrittura epistemica non si applicabile a tutti i tipi di testo e che sia indicata soprattutto per testi di tipo argomentativo o descrittivo. Credo, inoltre, che possa mettere in difficoltà chi è già abituato a scrivere secondo un metodo proprio, magari collaudato da diverso tempo.
Mi sono anche resa conto, però, e questo mi è piaciuto, che un lavoro frettoloso e mal progettato rivela tutta la sua fragilità di fronte ad un’indagine di questo tipo. Dal momento che spesso i miei studenti scrivono così, credo che l’idea di sperimentarla in classe, adattando le domande, possa anche rivelarsi più utile del previsto. Per esempio, nella mia classe utilizzo spesso il metodo dell’autocorrezione guidata: quando correggo i temi (lo ammetto, li faccio fare!!!) segno gli errori con dei simboli che rappresentano le varie tipologie di errori (ortografia, maiuscole, tempi verbali, sintassi…) e i ragazzi provano a trovare da soli la soluzione al problema. Ecco, in questi giorni ho riguardato con la collega con cui collaboro maggiormente le domande della presentazione e ci siamo chieste se non potrebbe essere il passo successivo: fornire ai ragazzi una traccia di riflessione da applicare al loro scritto prima della nostra correzione, per aiutarli a diventare più consapevoli. La perplessità che mi rimane è legata alla difficoltà dei miei alunni di leggere un loro testo “proiettandosi fuori dalla loro testa”, quindi non se la guida delle domande possa servire davvero… Hanno l’abitudine, infatti, di leggere più come hanno in mente di aver scritto, che come hanno scritto effettivamente (ad esempio faticano a riconoscere gli errori di punteggiatura che segnalo perché, quando rileggono, usano la giusta intonazione anche dove la punteggiatura non c’è).
Per quanto mi riguarda, le domande che mi sono sembrate più interessanti sono state quelle relative al chiarimento delle proprie idee e alla forma. In realtà, però, questo potrebbe essere anche dipeso dal fatto che le ho utilizzate su un testo scritto di getto e molto libero, forse scrivendo con una traccia e tempi diversi (come spesso chiedo ai miei studenti) sarebbe diverso.