TESTO N. 1
Messico. Silenzio di tomba.
Una bambina si erge come una scultura umana al centro di una discarica.
Tra spazzatura, cumuli di sacchetti abbandonati, sudiciume lei: piccola ma grande come un gigante di fronte al lordume del mondo…
Il manico di una scopa come suo sostegno e sua arma.
Tiene il giornale con quelle sue mani grandi, da lavoratrice, più grandi di quanto debbano essere per una bambina così piccola.
Eppure il suo gesto è così calmo e composto: si sofferma tutta presa dalla notizia: chissà che cosa starà leggendo.
In basso un cumulo di detriti, nel cielo azzurro uno stormo di uccelli che si librano felici nel cielo.
Il fotografo sembra quasi andarsene per lasciare in pace quella bambina troppo grande per essere così piccola, troppo piccola per essere così grande.
TESTO N. 2
Messico. L’unico suono che si sente è un silenzio assordante.
C’è una bambina, una piccola che si erge come una scultura umana nel bel mezzo di una discarica. Ci sono spazzatura, cumuli di sacchetti, carta, plastica, una vita abbandonata: e lì in mezzo c’è lei che si aggrappa al manico della scopa, suo unico sostegno e arma, strumento del suo lavoro e compagno di vita.
Tiene il giornale con quelle sue mani grandi, da lavoratrice, più grandi di quanto debbano essere per una bambina così piccola.
Eppure il suo gesto è così calmo e composto: è lì, immobile, tutta presa dalla lettura: in questo momento di pausa si scorda chi è, che cosa sta facendo, il brutto che le è alle spalle. Vola libera nel cielo azzurro con quello stormo di uccelli tra nuvole e montagne ed è felice.
Volevo fotografarla: era un soggetto perfetto, giusta luce, giusta inquadratura, quasi messa in posa ad arte, ma perché interrompere il sogno di una bambina troppo piccola per essere grande e troppo grande per essere piccola?
NOTE
Ho trovato piuttosto difficile operare una revisione sul mio stesso scritto: faccio molta fatica a correggere e ad aggiustare quello che ho composto, mi sembra sempre di aggiungere qualcosa ma di togliere altro, abituato come sono a scrivere di getto.
A volte scatta lo “stupido orgoglio” che mi porta a pensare di aver centrato il punto subito alla prima stesura: mi sembra proprio che questo lavoro sia utile per rendersi conto di come è difficile far capire a tutti ciò che vuoi dire. Occorre molto allenamento, umiltà e voglia di mettersi in gioco.