L’uomo e la bambina
Occhi neri, profondi fissano l’obbiettivo e, forse, un “non luogo” oltre l’angusto limite di una terra misera, di un’infanzia senza giochi, di una vita senza infanzia. La fatica (la noia?) di vivere nelle azioni di ogni giorno: mani piccole, esperte, veloci, quasi in automatico compiono un gesto sempre uguale, conosciuto, ripetuto mille volte. Perciò non servono gli occhi, che possono fuggire verso altri orizzonti, forse non di gloria, forse non lontani, ma diversi. “Chi si nasconde dietro quell’obbiettivo? Che cosa cerca? Perché si è fermato?”. Tante domande affollano la mente della bambina, avvezza alla solitudine, schiva (schiava? Chissà!), tristemente assorta nei suoi pensieri più segreti, eppure così palesi.
Una carezza, un sorriso…forse, sì. Certo che sì: è proprio un sorriso che si intravede dietro l’obbiettivo! “Chissà che cosa vuole? Che cosa cerca? Vorrà sgridarmi oppure mi darà una caramella?”.
L’espressione si fa guardinga, i gesti consapevoli rallentano, lo sguardo è più intenso. Un istante ed ecco il “click”: l’otturatore per una frazione di secondo si apre e attraverso quella fessura i due sguardi si incontrano. L’uomo e la bambina: due mondi, due epoche, due modi di vivere, pensare, sognare.
Cosa sia avvenuto in quel momento non è dato sapere. Le due fotografie (quella tecnologica dell’uomo e quella mentale della bambina) non potranno mai dirlo, neppure volendo.
Con quel gesto due esseri così lontani nel mondo si sono incontrati, come due parallele che si toccano (nella vita anche questo può accadere) prima dell’infinito.
Nell’uggia della calura pomeridiana, all’ora della siesta, la piccola riprende il suo lavoro. Le caramelle sono state poste al sicuro, accuratamente avvolte nel fazzoletto, lontano da sguardi indiscreti. Adesso non ha fame e la tentazione non è abbastanza forte. Quel sorriso per oggi ha saziato un desiderio più profondo, che per un attimo l’ha fatta sentire ciò che è: una bambina.
Intona una canzone allegra e con lo sguardo ha già perso l’uomo, che si allontana cercando di capire le parole. Egli scalcia un sasso e pensa alle pietre che, come un recinto, lo separavano dalla bambina. Cerca di pensare che siano una protezione e non una prigione, anche se si augura che un giorno possa oltrepassarle e cominciare a vivere davvero.
Anzi ne è sicuro, sempre di più. Ad ogni passo abbozza un sorriso che, dopo qualche metro, diventa una risata.
Stefano R.