In un luogo arido e povero, una bambina siede fra i calcinacci: sembra triste e impaurita ma anche rassegnata, come se non si aspettasse niente di meglio dalla vita.
Sola e abituata a badare a se stessa, la ragazzina cerca di lavare un panno. Intorno c’è silenzio, si sente solo il rumore del vento fra le vicine sterpaglie.
Tic, tic, tic….dal piccolo rubinetto cade qualche goccia di acqua: purtroppo non è sufficiente per lavar via la polvere dal panno e risciacquare le mani insaponate.
La fanciulla fissa l’obiettivo: forse vorrebbe fare un sorriso come si conviene, ma qualcosa la trattiene. Solleva il capo, mostra una certa ritrosia, dovuta al suo carattere timido e umile.
C’è un pensiero, un moto dell’anima che copre come un velo opaco, il viso di questa bambina. Dov’è la spensieratezza dei suoi giovani anni?
Il suo sguardo ci comunica consapevolezza: l’infanzia non impedisce a questa bambina di cogliere il gusto amaro di una vita difficile, dove i giochi sono sostituiti dal lavoro.
Tic, tic, tic…Le piccole gocce di acqua suonano come una presa in giro: perché la terra in certe parti del mondo è così crudele con gli uomini?
Eppure, la compostezza di questa bambina esprime dignità e fierezza.
Vera S.