NESSUN DESIDERIO PER APRIRE LA MIA BOCCA
Nessun desiderio per aprire la mia bocca.
Che cosa dovrei cantare?
Io, che sono odiata dalla vita,
Non c’è nessuna differenza tra cantare e non cantare.
Perché dovrei parlare di dolcezza?
Quando sento l’amarezza.
Oh, l’oppressore si diletta
Ha battuto la mia bocca.
Non ho un compagno nella vita.
Per chi posso essere dolce?
Non c’è nessuna differenza tra parlare, ridere,
Morire, esistere.
Soltanto io e la mia forzata solitudine.
Insieme al dispiacere e alla tristezza.
Sono nata per il nulla.
La mia bocca dovrebbe essere sigillata.
Oh, il mio cuore, lo sapete, è la sorgente.
E il tempo per celebrare.
Cosa dovrei fare con un’ala bloccata?
Che non mi permette di volare.
Sono stata silenziosa troppo a lungo.
Ma non ho dimenticato la melodia,
Perché ogni istante sussurro.
Le canzoni del mio cuore,
Ricordano a me stessa
Il giorno in cui romperò la gabbia.
Volare via da questa solitudine
E cantare come una persona malinconica.
Io non sono un debole pioppo
Fatto per essere scosso da qualsiasi vento.
Io sono una donna afgana
E la (mia) sensibilità mi porta a gemere per sempre.
Nadia Anjuman
Nadia Anjuman era una poetessa afghana. Il 4 novembre del 2005, a soli 25 anni, è morta a causa delle percosse ricevute dal marito. Aveva “osato” declamare in pubblico un suo componimento tratto dal suo libro “Fiore rosso scuro“, pubblicato prima del matrimonio.
Il marito, docente di lettere all’Università, dopo pochi mesi, è stato riabilitato ed è tornato ad insegnare.
Nadia era mamma di una bambina di 6 mesi.
Le autorità afghane (contrariamente alle molteplici testimonianze) hanno accolto la tesi che Nadia si fosse suicidata.